lunedì 23 giugno 2008

VENTISETTESIMA PUNTATA

... GIÚ IL CAPPELLO, BIANCO?

Ma li avete visti? Erano lí che cantavano, ballavano e facevano festa. Mentre i nostri fumavano tonnellate di sigarette tesi come corde di violino. Erano i supplementari, eppure sarebbe bastato solo un gol per chiudere baracca e burattini. Un gol che Casillas ha respinto sulla riga a Camoranesi e che un´improbabile spaccata di Toni ha tolto dal sinistro di Grosso, che arrivava in corsa. Anche prima dei calci di rigore, era chiaro chi avrebbe vinto, anche solo guardando il pubblico.

Ha vinto l´allegria, ha vinto il carisma, ha vinto la voglia di vivere. E a chi come me ritiene che a volte il calcio sia anche una metafora della vita o che comunque a volte possa assumere significati e valenze che trascendano l´elemento meramente sportivo, viene da pensare che abbia vinto anche lo sviluppo politico-economico, stando alle recenti statistiche comunitarie che dicono che cresce la forbice nel potere d´acquisto tra Italia e Spagna. A favore degli sudditi di Juan Carlos ovviamente: il nostro ridente paese si colloca al terzultimo posto dell´UE a 15 (cioé tra i membri pre-allargamento). Per la cronaca stiamo ancora meglio di Grecia e Portogallo. Yahoo.

A questo punto viene da chiedersi tra quanto tempo anche ellenici e lusitani festeggeranno il sorpasso sul Belpaese sempre piú alla deriva, preso tra una rabbia razzista anticomunitaria e le mitiche leggi "ad personam" (che sono finalmente tornate, per la gioia dei lungimiranti abitanti della Terra dei Cachi). Paese che esce probabilmente coperto di ridicolo dal paragone con il riformismo, con il coraggio e con l´efficacia del Governo del paese iberico, che alla fine ha vinto ai calci di rigore. Un italiano scherzava dopo la partita con l´Olanda: "Se l´Italia viene eliminata al primo turno, é evidente che nel governo Berlusconi c´é qualcosa che non va".

Non so perché, ma questo europeo mi ricorda un po´ il mondiale del 1994: allora l´infortunio toccó a capitan Baresi - difensore centrale - stavolta a Cannavaro. Partiti con una sorprendente sconfitta (allora per l´avversario - l´Eire - stavolta per il punteggio, 3-0 con l´aggravante di essere i campioni del mondo in carica), gli Azzurri passano il primo turno per la classica disgrazia altrui (se allora fu il russo Salenko a segnare cinque gol al Camerun, sicché fummo ripescati come miglore terza, stavolta é stato il clamoroso ko della Romania ad aprirci le porte dei quarti) e si ritrovano contro ancora la Spagna. L´epilogo. Dopo uno zero a zero con papera del portiere e palo provvidenziale (ricordate un po´ cosa combinó Pagliuca in finale? E che mi dite di Buffon?), la "lotteria dei rigori" premió l´allegria e la felicitá, allora fu la samba brasiliana divenuta oggi movida spagnola.

Dopo la notte di Casillas, é toccato ai danesi festeggiare, ma non per motivi calcistici: da queste parti si saluta il giorno piú lungo dell´anno con immensi faló sui quali viene posta una strega che viene data alle fiamme. A mensa, scherzando con Jacob, abbiamo realizzato che infondo non sarebbe male bruciare la suocera - anche qua non é esattamente ben vista, per la serie "tutto il mondo é paese" - dopo averla vestita da strega. Il problema é che l´anno seguente non si sa a chi dar fuoco. "Basta trovare una moglie nuova" osserva Jacob, "si, ma magari la madre l´hanno giá bruciata" osservo io. "Hai ragione" sorride Jacob: "Bé peró ci si potrebbe organizzare tra amici: quest´anno la mia, poi la tua...e poi si cambia moglie!". "In realtá - osserva Jacob mezzo serio mezzo no - bruciano dei pupazzi travestiti da strega, nel passato bruciavano le streghe vere...".

Nel tardo pomeriggio c´erano band che suonavano un po´ dappertutto: sul pittoresco Nyavn (un caratteristico canale "turistico" pieno di ristoranti) una catasta di legna e una strega impalata sono stati dati alle fiamme, sotto gli occhi felici di migliaia di danesi birramuniti. Alcuni dei quali - giovanissimi - indossavano un berretto bianco, segno di giubilo per la conclusione delle scuole superiori.

Chissá se anche queste tradizioni sono state considerate da quelli di Monocle, rivista inglese che ha posto Copenhagen come la cittá piú vivibile del mondo, tranquilla, priva di crimine, con buoni servizi e a misura d´uomo. Perfetta per le amebe, specie d´inverno, aggiungo io. Una cittá con i semafori pedonali con la gonna e con il ponte strellato piú lungo al mondo, "manna dal cielo" per gli svedesi di Malmoe: confermo che esistono scandinavi che scendono a Copenhagen per "fare serata" e - stando a un recente articolo apparso sul Corriere - sfruttando le leggi piú permissive e liberali della Danimarca, compravendono ogni tipo di servizi, tra Christiania e Vesterbro (il quartiere a "luci rosse" prossimo alla Stazione Centrale). Ponte utilissimo anche per il mercato del lavoro, anche quello piú "canonico" in quanto sono molti gli svedesi - ma anche i danesi - che scelgono di vivere in Svezia e lavorare a Copenhagen, prendendo un treno che in mezzora li conduce nella capitale danese teatro di un boom economico e occupazionale (solo in parte "strozzato" dai "lavoratori low cost" conseguenza dell´allargamento) ma dai prezzi lievemente piú alti di Malmoe.

In realtá non succede molto a Copenhagen in questi giorni: piove ma c´é anche il sole, il cielo é grigio ma anche azzurro, le condizioni atmosferiche cambiano ogni cinque minuti sicché "come ti vesti ti vesti sbagli". Ma dove infondo ci hai indovinato a preferire il treno alla bicicletta.

Due puntate in due giorni credo non si siano mai viste in tutta la storia di Danimarcantonio, ma anche del mitico Cronache lituane e del compianto Mai dire rom...Sicché passo e chiudo, amici cari, accingengomi a cominciare a lavorare...Si fa per dire!

Un abbraccio internazionale.

Sakøbenavn

giovedì 19 giugno 2008

VENTISEIESIMA PUNTATA

...CRACK!!!

Piede sinistro sul pedale sinistro, piede destro "che da la spinta" come sullo skateboard: due tre colpi, movimento plastico e sedere sul sellino. Migliaia di danesi cominciano cosí la propria giornata, prima di pedalare per chissá quanti chilometri e raggiungere il posto di lavoro. Sembra facile, ma non lo é.

"CRACK"!!! Comincia invece cosí la giornata dell´italico invasore che prova a emulare gli autoctoni montando in sella "...alla bersagliera" (come diceva un famoso impiegato nostrano) in un convulso martedí mattina. Ma quale droga, semplicemente un cambio di jeans imprevisto, poi nuovamente in sella. Una volta partiti si va che é un piacere, sulla pista ciclabile si incrociano persone di tutti i tipi ed é gradevole ammirare i palazzi e le strade da una prospettiva sostanzialmente nuova. Gradevole finché lungo la discesa "della Carsberg" a due passi dai celeberrimi elefanti (complice il pavé) un elastico porta-oggetti scivola giú intoppando la catena , che salta. Nuovamente in sella con le mani nere manco fossi un meccanico, un sistematico rumore molesto sale alla ribalta: la ruota posteriore é a terra, nonostante Karine abbia portato due volte la bici dal meccanico per farla riparare. Quando si é "a mezza via" é dura decidere cosa fare, alla fine vince l´"arrivo in ufficio, costi quel che costi": il costo é 310 Corone, che é la tariffa dell´abbonamento mensile dei mezzi pubblici che risolve la questione "trasporti in terra di Danimarca": la bici per il momento non é per me, continueró con il treno. Anche perché in treno "non grandina", cosí come succedeva il giorno prima del "crack".

Simulatori, imbroglioni, femminucce. Provocatori, scorretti, spigolosi. Furbi, odiosi, esagerati. Gli azzurri in Scandinavia - tra un biscotto e un fuorigioco applicato alla cazzo (mi si perdoni il termine) non sono certo ben visti. E all´italico "nordico" non rimane che aspettare il triplice fischio e gioire, sia per una vittoria sulla Francia, ovviamente abbinata alla "disgrazia altrui" romena, che per una doppietta russa, che rimanda a casa la Svezia (dura la vita senza Danimarca nel girone, eh?). Se prima dell´inizio della competizione un velato ottimismo serpeggiava nel retrobottega di Danimarcantonio, una ventata di "real politik" spinge a riconsiderare le previsioni della vigilia: non vinceremo, ma almeno non siamo usciti al primo turno come i nostri cari mangiatori di lumache dalla testata facile. Ieri peró la Russia ha buttato fuori l´Olanda...Quasi quasi...

In Danimarca va cosí, amici cari, tra una gita all´Ikea (ma all´Ikea per davvero: la musica va dagli Abba agli Ace of Bace e viceversa, tutti gli inservienti sono rigorosamente biondi) e...basta: nonostante l´ultima puntata sia stra-vecchia manco fosse un Don Perignon, non ci sono novitá colossali. La routine é ormai perfettamente oleata - sveglia alle 9, colazione, ufficio, pranzo, palestra o piscina, cena e partita, con tre-quattro amici da chiamare per una birretta - sicché tutto procede con regolaritá, anche se ancora la data del rientro in patria non é certa. L´unica cosa che sembra certa é che l´Italia sará un´altra parentesi, voci di corridoio sussurrano insistentemente Belgrado come prossima destinazione - questa volta per davvero.

Chi si aspettava una supermegapuntatona - considerando l´attesa infinita - probabilmente rimarrá deluso, ma i postumi delle scorse notti si fanno sentire. Sicché passo e chiudo, amici miei, aspettando la Spagna: che vinca il migliore...

No, forse é meglio di no.

Un abbraccio internazionale.

USI (Un Sacco Italiano)

venerdì 6 giugno 2008

VENTICINQUESIMA PUNTATA

UN SACCO ITALIANO

...Siringa ancora in mano (ma con l´ago inserito nel "porta ago"), un gratta e vinci, qualche lattina di birra e un paio di occhiali da sole, caduti per terra. É accovacciato su uno scalino, immobile, giusto di fronte alla porta dell´ufficio nel quale dovevate entrare per recuperare alcuni materiali da trasportare in un altro ufficio. Accanto a lui un altro ometto, in condizioni lievemente migliori. Discussione in danese, brevissima, e in un minuto i due, caracollando, liberano il passaggio. Cinque minuti per prendere la roba "dentro" e uscire: i due stavano attentamente ripulendo tutto, gettando i rifiuti nel cassonetto e chiedendo ancora scusa per l´inconveniente. "Siamo in una zona cosí, vicino alla stazione - parola di Jacob, che con loro ha parlato in danese - ogni tanto capitano anche queste cose...". Penso ai tossici nostrani, alle vicinanze di piazza Duca d´Aosta, ai parchi di Milano e a quanto talvolta possa essere pericoloso per i bambini mettere la mano in un cespuglio. Rifletto pensando alla "precisione" ed educazione di questi due danesi: giro la considerazione a Jacob, che ammette "Bé, quí in linea generale sono educati, e anche questi due alla fine hanno pulito tutto. Generalmente si comportano bene...". Civiltá?...

...Un tamponamento danese. Era mercoledí? Si, era mercoledí. Reduce da una festa UNDP e WHO (due agenzie dell´ONU) siedo di fronte alla fermata del 83N, il semaforo é rosso. Alcuni taxi sono incolonnati, ne arriva un altro, discretamente "spedito": inchiodata e tamponamento, nonostante le tre corsie per senso di marcia. Freccia a destra, accostano sulla pista ciclabile: i due autisti scendono con calma e discutono pacatamente, ovviamente senza alzare la voce. Il danno sembra esserci, compare un block notes, un appunto (mi spiegheranno che é sufficiente scrivere il numero di telefono, il numero di targa e gli estremi della patente), poi tutti in macchina e si riparte. Durata del tutto: tre minuti e mezzo...

..."No, non puoi entrare. Bisogna essere in lista...". "I miei amici sono dentro e non erano in lista". "É tardi". Esce Cyrille, provia a parlare con i buttafuori ma non sembra esserci niente da fare. "Le due ragazze peró sono entrate, non mi pare siano in lista". "La gente viene quá per le ragazze: ti dó un consiglio, la prossima volta cambia jeans". "Ma come? Sono Absolutely Joy, in Italia..."."A me piacciono, ma questo non é il locale giusto, é un posto elegante". Occhioni azzurri, capelli biondissimi, scollatura vertiginosa, tacchi alti e minigonna. "Antonio! Ma come?!?!?!?!Non ti vogliono fare entrare? Perché? Siamo tutti dentro, ci stiamo divertendo e ti stiamo aspettando...". Ovviamente non l´avevo mai vista prima - me ne sarei ricordato, diamine! - tuttavia abbozziamo una conversazione come se ci conoscessimo da anni. Comincia a distribuire sorrisi a destra e a manca. "Che facciamo? Lo facciamo entrare?"."Fa come vuoi". "No, dimmi tu". Annuisce. Entriamo. Lei é Helen, é tedesca ed é un "intern" al WHO: é un´amica di Cyrille. Ogin volta che passo davanti al K3 sorrido...

...Ma quante settimane saranno passate da quella sera al K3? Oddio un mese...ma no...ma si...

La concezione del tempo da queste parti é veramente strana: é un po´ come quando si é in vacanza a Riccione. La connessione "giorno"-"sole"-"sveglia" salta, cosí come quella "notte"-"buio"-"riposo". In Italia - e in buona parte del mondo - in un anno ci sono 365 giorni, che si alternano a 365 notti con cicli che - mediamente - possono essere considerati di 24 ore. Qua non é cosí: i giorni saranno una decina, il piú lungo dura tre mesi, il piú corto venti minuti. E questo cambia - e di molto - la cognizione del tempo: dormire, mangiare, andare a lavoro e rientrare a casa...Tutto é sfalsato e tutto si colloca lungo un continuum, piú che su una routine. É dura tenere il ritmo. Perché basta distrarsi un attimo - o uscire una sera, anche solo per una birra - e ci si perde la "notte", che diventa sempre piú breve: alle 4 di mattina é giá giorno, alle 23 non é ancora buio. E anche il clima impazzito ci mette del suo: fa veramente caldo (siamo attorno ai 26 gradi), per cui ci si stanca rapidissimamente.

Il piatto pieno di carne e patate c´é, la bevanda fresca pure e non manca nemmeno uno sgabello stile bar: ovviamente la televisione é sintonizzata sul canale giusto. Le premesse per godersi la "prima" degli Europei Austro-Svizzeri ci sono tutte, anche se la partenza con un arbitro italiano non é un bel segnale...In effetti la partita é una noia, la Repubblica Ceca é lenta e prevedibile ed evidentemente alla Svizzera non piace la metá campo ceca, sicché non ci arriva mai. I pensieri volano liberi...

Ma quando arriva lunedí?!?!?!?

Quando si vive all´estero, anche per brevi periodi e anche se si é partiti "non per fame", la Nazionale ha veramente tutto un altro sapore. É pelle d´oca, é emozione, é incontrarsi per strada e dirsi "lunedí, mi raccomando, chiamami che dobbiamo vedercela assieme, a proposito con chi giochiamo? Dobbiamo vincere...". La Nazionale é "sentirsi italiani" ed "essere italiani": il bar (italiano) c´é e anche la compagnia (rigorosamente italiana, "non mi portare francesi, non li voglio vedere..." scherzava Luca, il proprietario, quando gli ho detto che forse vedevo la partita con la mia coinquilina). E anche gli avversari agguerriti non mancano (cominciando dalla coinquilina), chi per una recente finale mondiale, chi per le leggi sull´immigrazione, chi ancora si ricorda di una cocente eliminazione in casa loro. Ormai é countdown...Buona partita!

USI (Un Sacco Italiano)

giovedì 29 maggio 2008

VENTIQUATTRESIMA PUNTATA

COPENHAGEN - BUCAREST - COPENHAGEN

É spaurito, si guarda attorno, é disorientato. Tutto é incomprensibile: la lingua parlata dal tassista, il traffico allucinante, i grigi palazzoni che arrivano fino al centro cittá. Gli occhi di Kasper riflettono lo smarrimento del danese medio in Romania, specie quando le auto continuano a sgomitare senza fare una piega nemmeno di fronte alla sirena di una sfortunata ambulanza.

E lo si capisce bene lo smarrimento passeggiando per le strade di Copenhagen: ieri una lunghissima fiaccolata di infermiere - tutte rigorosamente donne di bianco vestite - scandiva slogan per ottenere la paritá di salario con i colleghi uomini. Due poliziotti due sorvegliavano la piazza del comune - una delle principali della cittá - e, si noti bene, siamo alla settima settimana di sciopero. Civiltá.

Dopo due orette di vita romena ti rendi conto che il casino bucarestino infondo ti era mancato: il traffico, i clacson, la confusione, i lavori in corso, l´approssimazione. E anche i cani, che grintosi abbiano minacciosi: Kasper a coprire i centocinquanta metri con tempi olimpici invece di "minacciare" con il corpo a sua volta i randagi custodi del parcheggio accanto all´hotel (chi ha vissuto in Romania é abituato e sa come si fa).

Ventiquattro giovani europei ai nastri di partenza, trentasei ore di viaggio per il gruppo macedone, ventotto gradi centigradi, ottanta percento di umiditá e quattro chili persi dietro pratiche burocratiche, pagamenti, ricevute, fatture e fotocopie per organizzare una "cinque giorni" di training, frutto di una collaborazione ISCA-UISP. Oltre cento i Lei che uno sgamato tassista ottiene per portare da Baneasa - aeroporto prossimo alla cittá - i tre sprovveduti trainer italici, colleghi di Kasper, che faticano e non poco a inserirsi nel contesto capitolino romeno. Per la cronaca, tu hai pagato meno della metá per un tragitto doppio (hai volato su Otopeni, l´aeroporto internazionale leggermente fuorimano). Le ore di sonno per notte si aggirano tra le cinque e le cinque e mezza.

Sono le cinque di domenica mattina, sei immerso nelle danze quando Kasper ti fa notare che il taxi sta aspettando davanti all´albergo perché un aereo sta per decollare da Otopeni. Saluti velocissimi e folle corsa.

Ma...Sorpresa! Kasper ha chiesto un taxi negoziando la cifra di venti euro - ridicola per un danese, ragionevole per un taxi legale in aeroporto ma assolutamente un furto per un taxi normale in cittá - ma non ha precisato che per noi é necessaria la fattura. L´hotel ovviamente ha chiamato un improbabile autista guardacaso sprovvisto di tassametro. Discussione breve e telefonata al tassista "legale": meno di dieci euro di tariffa - con tanto di scontrino - e in un batter d´occhio il check in é fatto, tutto é pronto per volare a Monaco e da lí a Copenhagen.

Tempo di realizzare di essere di nuovo nella capitale danese e giá c´é un nuovo training, questa volta come partecipante fortunatamente, ancora una volta con tutti i volontari europei attualmente in Danimarca. Voglia tanta, energia zero. Due giorni da incubo, anche un fantasma avrebbe fatto meglio. "Ma che hai fatto? Sei diventato serio...a Ollerup scherzavi sempre...". "Hai ragione - Bulgarian engegneer - chiedo scusa ma sono veramente cotto".

Chiusa l´era dei training, si torna alla vita normale, con una bella tre giorni di riposo dal lavoro: quando ci vuole ci vuole. Due appuntamenti mondani su due saltano sicché si ritorna "all´antica", con passeggiata solitaria per le vie del centro. Il colpo d´occhio é cambiato: se in febbraio il freddo - "supposto" piú che reale - relega i danesi alla vita domestica consegnando il centro agli italiani che passeggiando si chiedevano "ma dove cazzo sono i danesi?", in maggio il tepore della primavera - talvolta "supposto" piú che reale - porta i danesi per le strade e nei bar.

E come al solito le strade copenhagesi favoriscono i pensieri e le riflessioni che abbondano, specie dopo due settimane senza contatti mediatici. Se anche in Repubblica Ceca confondono la Lituania con la Lettonia (sbagliando clamorosamente l´inno prima della partita e la bandiera sui documenti ufficiali), in Russia ai politici non rimane altro da fare che sparare ai corvi dal treno. Gilardino nel frattempo passa alla Fiorentina (l´anno prossimo fará mille gol, secondo me) mentre Moratti e Mancini continuano il solito cinema nerazzurro: George Clooney é single, la fidanzata del neocampione d´Europa Ronaldo scatta foto "interessanti" in un bar di Mallorca. Il Gay Pride non passerá da San Giovanni, mentre sull´agenda politica nostrana all´ordine del giorno, ci sono la libertá di informazione, l´articolo 21 della Costituzione e la "patata bollente - conflitto di interessi" Rete Quattro, su cui di recente si é espresso anche il Consiglio di Stato.

La gente vuol sapere, la gente vuol essere informata. E la gente ha il diritto di sapere: la domanda é una sola: a chi andrá il dieci? A De Rossi. Ebbene tutto é pronto per gli Europei, anche nella terra dei "biscotti": ma quale burro e burro...Ricordate il 2-2 tra Danimarca e Svezia? Qua sorprendentemente continuano a negare, anche se secondo me "biscotto fu" e "biscotto é giusto che fosse" (in un girone composto da Italia, Svezia, Danimarca e Bulgaria l´Italia avrebbe dovuto ottenere almeno 7 punti, senza sperare nei "biscotti amari altrui"!). Sperando che i francesi non ricomincino come a loro solito a prenderci a testate... "armiamoci e partite"! Mi dichiaro solennemente pronto a ritornare in Lituania, se il viaggio dovesse essere utile alla causa azzurra! Per la cronaca lí vinsi il Mondiale!

Saluti Europei

Sakøbenavn, ma anche USR (Un Sacco Romeno)

lunedì 12 maggio 2008

VENTITREESIMA PUNTATA

VENTITREESIMA CON QUANTE "E" SI SCRIVE?

É con un pizzico di vergogna che mi approccio a scrivere questa ventitreesima (nel dubbio abbondo con le "e") puntata. No, nessuna telefonata a un sarto dal passato ambiguo - sono mica dell´Inter io (pur dall´alto dell´inattaccabile intoccabile "scudetto dell´onestá", chi di intercettazioni ferisce...)-, nessuna querela per dichiarazioni fuoriposto nei confronti del presidente del Senato, nessun tafferuglio/scontro con i romeni (qualcuno c´é anche in Danimarca, ma incredibilmente non delinque: che sia il contesto italico a stimolarli? O che forse non sono tutti criminali? La seconda domanda é a rischio querela, chiedo scusa come farebbe un Fazio qualunque), nessun bigliettino per invitare a colazione graziose neo-parlamentari.

Parto forte con la notizia: in Danimarca é arrivato il caldo! Il dibattito tra "estate" e "primavera" é aspro, l´unica certezza é che il tempo libero ne risente: da una decina di giorni, quasi ininterrottamente, siamo sorprendentemente sopra i 20 gradi centigradi e i danesi, che sembrano saperla lunga in questioni atmosferiche scandinave, preferiscono non pronunciarsi sul futuro godendosi ció che viene. Le strade sono gremite, ma non solo quelle: il motto sembra essere "carpe diem", sicché si rovesciano in massa nei parchi e sulle spiagge cittadine: dopo un inverno passato in letargo, un po´come serpenti, escono dalle tane e si sdraiano al sole, provando ad abbronzarsi (a differenza dei rettili peró il cambio di pelle non sembra garantito). La consueta tranquillitá non é mai in discussione, anche se le gentil donzelle danesi spesso non si risparmiano mostrando le proprie grazie - anche quando poi cosí grazie non sono - anche nei parchi cittadini senza troppe inibizioni né problemi.

Gli immancabili fiumi di birra accompagnano giochi, spesso alquanto bizzarri: una sorta di bocce giocata con zeppetti di legno, qualche calcio a un pallone, allenamento nei lanci con la palla da rugby e le immancabili corse, pedalate e pattinate. Un´evoluzione del baseball (con lanciatore e battitore nella stessa persona) che utilizza le lattine come basi incontra nei cinesi un insospettabile nemico: poiché qua nei negozi restituiscono una corona per ogni lattina vuota, i cinesi "sacchettomuniti"vanno a caccia di lattine e bottiglie in giro per parchi e strade, rovistando talvolta nei cassonetti (la conseguenza? La cittá é pulita). All´imbrunire, fanno la loro comparsa salsicce e bistecche, che vengono cucinate su barbecue usa e getta stravenduti a prezzi stracciati in tutti i supermercati. La domanda che un po´ tutti si fanno é: ma i danesi - stavolta intendo gli ometti - come diavolo fanno a essere sempre "birramuniti", talvolta ubriachi, eppure (spesso) "asciutti" e "fisicati? Pizzico di invidia.

Aeroporto, mare, zona industriale, spiaggia, centrali eoliche, un paio di colline di erba, qualche bar e il ponte dell´Oresund (quello che va in Svezia). Sembrerebbero diapositive difficili da conciliare, eppure basta allontanarsi qualche passo da Christiania per imbattersi nella spiaggia di Amager (che in virtú del criterio della pronuncia applicato alla Danimarca, diviene qualcosa tipo "hamah"), che raccoglie tutti questi elementi in un unico scenario alquanto suggestivo: i Caraibi sono ovviamente lontanissimi, il tepore dell´acqua é difficilmente immaginabile, ma considerando che siamo in pieno territorio di una metropoli non si puó non rimanere sorpresi per l´ordine, la pulizia e - manco a dirlo - della tranquillitá di questa spiaggia. Sono un popolo ordinato, questo danese, anche se scappa un po´ da ridere pensando che lo scorso weekend in uno dei maggiori parchi cittadini si é festeggiato il Carnevale. Ma infondo viene piú da ridere pensando a Materazzi.

Un sorriso puó scappare anche pensando alle avventure di due italiani medi che giá all´aeroporto di Copenhagen sono con il torcicollo e non per il vento. Il tasso di cambio, si sa, é un nemico per gli anti-matematica di tutto il mondo, ma il tasso di cambio applicato al centro di Copenhagen provabilmente é un nemico anche dei centri anti-usura: é un po´ come al casinó - ma anche al casino - quando arrivi a un ufficio di cambio in centro a Copenhagen, sai con quanti soldi entri e non con quanti esci. Occorre un pomeriggio di calcoli e una buona dose di pazienza per realizzare di aver pagato due birre 120 corone - pari a circa 16 Euro (per caritá, nel miglior bar del centro cittá) - che moltiplicate per il tasso di cambio "strozzino" divengono una cifra che é meglio non sapere. E mentre lo raccontano - perdendosi nel conto delle bellezze naturali incontrate - arriva la sorpresa del filetto di pesce - giunto misteriosamente al tavolo - che stride con il filetto di carne che si era convinti di aver ordinato: il conto ovviamente ne risente, cosí come la scelta dell´abbordabile birra al posto di un qualsiasi vino, decisamente fuori portata.

Dispiace pensare che tra un po´ tutto questo sará finito (anche perché laggiú diesel, benzina, pasta e pane stanno diventando piú costosi dei reni), ma tutte le cose belle hanno una fine, compresa la ventitreesima puntata di Danimarcantonio, che si prepara a un clamoroso dejavu in quel di Romania la prossima settimana per "...motivi di lavoro".

Un abbraccio internazionale, a presto.

Sakkøbenavn

martedì 29 aprile 2008

VENTIDUESIMA PUNTATA

BLOB, DI TUTTO DI PIÙ

"Ma dove cazzo é il Molise? E Pordenone? Qual´é il capoluogo della Calabria? Dov´é Voghera?". Risate. Il ceco ci guarda perplesso (ceco, non cieco). "Gli italiani non sanno nulla di geografia, sanno i nomi delle regioni e delle cittá perché le hanno studiate da piccoli a scuola, ma poi se le dimenticano...". Il ceco é ancora perplesso. Effettivamente é un concetto difficile da spiegare, specie in un bar, specie dopo quattro birre, specie con la musica alta, specie in mezzo a una folla indescrivibile. Il ceco é sempre piú perplesso.

Avrá pure il pizzetto leggermente canuto e la chioma meno brillante di qualche tempo fa, ma mettendogli addosso una maglia nerazzurra, non si fa troppa fatica a riconoscerlo. Correva l´anno 1987 ed era la tua "prima volta": assieme al prode zio Romano andavi sulle gradinate di San Siro per vedere gli ultimi minuti di un Milan-Atalanta e in campo c´era anche lui, Glenn Peter Stromberg. Mentre sul piccolo schermo italiano imperversa il "Se non fossimo il paese che siamo", la tv svedese - col contributo di Stromberg, definito opinionista sportivo - parla piú pacatamente di Albino Leffe nella prima serata di un tranquillo giovedí sera.

Sottofondo musicale: "Mare mare" di Luca Carboni: Andrea Spanu, ventisei anni, rigorosamente di Missaglia, provincia di Como. No, non mi linciare, scherzavo: Lecco. Riflessivo ma pungente, preciso e divertente, il suo www.motondosoinaumento.splinder.com propone delle riflessioni su vari temi di attualitá, spaziando dalle news alla storia, dalla politica alla societá, dall´Italia al Mondo, passando attraverso l´Europa.

"Ma secondo te in Danimarca la gente cucina la pasta scotta perché gli piace o perché non sa cucinare? E perché non la condiscono appena dopo averla "scolata"? Dico Danimarca giusto per dire, ma in tutto del resto d´Europa il discorso non cambia...Ecco, tu sei tedesca: quando non mangiate wurstel e crauti, penso che ogni tanto pure voi cucinate un po´ di pasta. Perché la fate scotta?". E lei :"Perché c´é scritto 12 minuti sulla confezione, noi siamo precisi: forse é troppo tempo...". "Certo: i tedeschi sono un popolo cosí, se devono organizzare una manifestazione, un´occupazione, in una stazione, prima comprano il biglietto". "Vero, peró la pasta viene scotta comunque". "Vero anche questo". Domanda teutonica: "Ma voi come fate a capire se la pasta é cotta?". "La assaggiamo". "Giusto". Dialogo interculturale tra due italiani e una tedesca, al bancone del bar di una nota discoteca danese.

Valby, lunedí mattina di sole. Passeggiata verso il treno che porta all´ufficio. Ci sono i lavori per l´apertura prossima di un negozio che dá sulla strada. Dalla polvere spuntano due tute da lavoro macchiate di vernice e calcestruzzo. Caricano due scatoloni e puntano il retrobottega. Cosa c´é di strano? Sono due biondine, di cui una niente male. Paritá.

Sottofondo musicale: "La leva calcistica del 68". Cesare, trent´anni, bergamasco d´origine, vilniese d´adozione: una delle persone piú serie che abbia mai conosciuto nei miei peregrinaggi oltralpe ha rotto gli indugi ed ha cominciato pure lui. Musica in crescendo "Il ragazzo si fará..." e anche di brutto: non ci credete? Date un´occhiata qua http://storie-e-filosofie.blogspot.com , il blog lituano piú serio che un terrone d´Europa possa scrivere.

E ora parliamo di Ronaldo. No, va bé, meglio di no. Parliamo del Presidente del Senat..Oddio non voglio pensarci, ho i brividi. Parliamo allora del 5 maggio...no, ok, roba vecchia. Vogliamo parlare allora del quattro maggio? È bastato eleggere Alemanno sindaco e Roma torna a sognare il titolo: che dire? "Oggi puoi dire quello che ti pare, ma il tuo incubo si sta per realizzare". Ancora. "Nell´anno del centenario sempre il solito scenario", anche senza Gresko, Poborski e compagnia danzante. Non succederá perché non succederá, ma se poco poco dovesse succedere, cari amici nerazzurri, non vi rimarrá altro da fare che intercettare le telefonate del profeta che ha scelto la coreografia per il derby. Portafortuna.

martedì 22 aprile 2008

VENTUNESIMA PUNTATA

UNA PEDALATA, UN CENTENARIO E L´IMPERO AUSTROUNGARICO

La doccia ti ha ritemprato, l´allenamento é stato intenso. E´ una domenica assolata, la primavera sembra essere arrivata anche a Copenhagen. Attraversi la strada e la vedi. E lei é lí che ti aspetta. Ti guarda. Ti fissa. La guardi e pensi: perché no?

Telaio blu, ruote lenticolari e mappa sullo sterzo: inserisci venti corone e un meccanismo simile a quello dei carrelli nei nostri centri commerciali ti fa entrare nel fantastico mondo del bikesharing. Monti in sella ("alla bersagliera!" griderebbe un noto impiegato nostrano) e cominci a pedalare.

In Radhuspladsen e noti una folla inusuale: un palco e un telone con un 100 stampato accanto a due gentil donzelle. Fai uno piú uno, poi chiedi conferma: ebbene sí, si festeggia il centenario del diritto di voto alle donne. Calcolatrice alla mano, ricavi un sorprendente 1908, poi perplesso pensi al 1948 italiano infine - sempre calcolatrice alla mano - sorridi pensando che in Svizzera la ricorrenza odierna danese arriverá - forse - nel 2072. Sul palco c´é un´attrice comica, rimanere non ha senso, per cui inforchi la bici e ti butti verso i parchi.

Come al solito tutto é tranquillo, sicché ripensi agli ultimi giorni, passati in compagnia di Giuseppe e Federica che son venuti a trovarti: che bello il castello di Hillerød, decisamente meglio di quello di Helsingor (sí, proprio lui, Amleto) anche se Helsingor-paese é molto molto carino. Carina anche Roskilde con il suo fiordo. Non male nemmeno lo zoo (stavolta a Copenhagen), visitato quando ormai Giuseppe e Federica erano al gate, poi sul pulman, infine sull´aereo.

Inutile dirlo, anche nei parchi la tranquillitá regna sovrana. Piccoli crocchi di persone, a volte coppiette, a volte singoli lettori, si godono il sole adagiati su colorati asciugamani, accanto alle bici. Pochi giocano a pallone sebbene non sembri palesemente vietato, quasi stride il gruppetto di ragazzetti che si scatena con una palla da rugby.

C´é silenzio, l´atmosfera é rilassata. Sicché la mente é libera di ragionare, nei limiti del possibile. Secondo un documento fornito dalla CIRUS - l´agenzia statale danese che gestisce borse di studio e programmi di scambio comunitari - in Danimarca lavorano il 79% degli uomini e il 73% delle donne. Non mancano i "papá casalinghi" e i "papá babysitter", inoltre la "quota rosa" del Parlamento - benché non sancita dalla legge - é decisamente maggiore rispetto ad altre latitudini.

Da queste parti femminismo, paritá e diritti alle donne sono tutte parole che hanno un certo peso. Le ragazze non sembrano sognare di fare le veline e non sembrano ricorrere spesso a "confortevoli scorciatoie" di comodo per ottenere risultati (recentemente un politico italiano solennemente dichiarava di non averla mai data per far carriera: evidentemente é normale darla per far carriera, in certi paesi evidentemente le donne fanno cosí). É normale vederle svolgere anche lavori in cui il rischio concreto di spezzarsi le unghie é veramente ma veramente alto. Eppure non sembrano rinunciare alla maternitá, specialmente le giovani (Copenhagen é piena di passeggini, e ovunque ci sono pupetti, tutti stupendi per la veritá). L´ambizione é quella di dimostrare sempre e comunque di poter farcela da sole (si tratti di trasportare pesi e carichi o di lavorare come muratori in casa o di crescere un bambino lavorando senza un papá).

Il conto al ristorante ovviamente non é un affare esclusivo degli uomini, anzi se capita di mettere mano al portafogli per offrire una birra a un ometto, di certo non si tirano indietro. Non vivono sul piedistallo come le omologhe italiche, non hanno la stessa aria sprezzante con cui da noi si guardano le straniere "mangiauomini" che - specie dall´Est - arrivano nel Bel Paese in cerca di fortuna (intraprendenti, cariche di energia, sveglie, intelligenti, spigliate, fresche, spesso furbe e smaliziate, ma anche - perché no - belle). Diciamo che quá le donne avanzano pretese ma sono pronte a rimboccarsi le maniche, sembrano chiedere maggiori diritti adempiendo tuttavia anche ai doveri. Poiché cresciute nel sistema scandinavo, a paritá di etá, sono notevolmente piú mature e indipendenti delle italiane (a livello di maturitá e indipendenza credo che anche per gli ometti - mediamente - si possa trarre la stessa conclusione).

Se gli ometti non disdegnano il grembiule, le donne indossano i pantaloni: ma solo in senso metaforico. Minigonne e scollature sono all´ordine del giorno, cosí come i tacchi, anche in mezzo alla neve. Il compromesso e l´equilibrio tra i sessi da queste parti sono aspetti senza dubbio interessanti.

Ragionando ragionando, si son fatte le 20.43, hai giá lasciato giú la bici e cenato: in Radhuspladsen la celebrazione volge al termine, una cover viene intonata da un gruppo di sette cantanti donne - provenienti da diversi gruppi o soliste - lasciando il pubblico soddisfatto ma ovviamente ipercomposto.

Senza sapere né come né perché é arrivato giovedí. E su Copenhagen continua a splendere il sole. Non si parla di Alitalia, non si rumoreggia per i romeni e gli zingari (qua non hanno avuto né cinque anni di governo Berlusconi con i vari indultini né il Governo Prodi o un sindaco comunista a Copenhagencui dare la colpa degli eventuali misfatti degli stranieri), non si fa il totoministri. Ma ci si rende conto che forse i sondaggi di Veltroni che parlavano di pareggio erano un tantino inaffidabili: mi sa che ora "non si puó piú fare". Sorprendente anche l´abbinamento "romeni" "extracomunitari" che continua a vigere nella terra dei cachi.

Tuttavia una domanda stuzzica il palato dei curiosi anche nella terra di Rasmussen (Berlusconi lo definí il primo ministro piú bello d´Europa, piú bello anche di Cacciari, prima che la sua indole di barzellettiere si lasciasse scappare un "lo presenteró a mia moglie") nasce spontanea: ora che i comunisti sembrano ai minimi termini, Berlusconi con chi se la prenderá? Con l´impero Austro-Ungarico?

Ai poster l´ardua sentenza.

Greetings from (sak)købenavn!!!